Il tendine rotuleo e il ginocchio del saltatore: come gestirlo?
A cura della Dott. Christian Tropea
Oggi affronteremo il dolore al ginocchio causato dalla tendinopatia del tendine rotuleo.
Qui invece https://fisioterapiacatania.it/le-tendinopatie-tendiniti-facciamo-chiarezza/ abbiamo parlato delle tendinopatie in generale.
La tendinopatia rotulea, nota anche come tendinopatia del saltatore, è una delle cause più comuni di dolore anteriore di ginocchio (legamento rotuleo). Si tratta di una comune patologia che in genere ha un inizio graduale, si manifesta con dolore localizzato anteriormente al ginocchio e se non attenzionata può condizionare negativamente la qualità di vita di sportivi e non. A lungo andare infatti, porta a una notevole limitazione di attività quali salire e scendere le scale, alzarsi da una sedia e stare seduti in maniera prolungata.
Questa problematica colpisce prevalentemente atleti saltatori dall’età adolescenziale fino alla quarta decade di vita per questo è spesso conosciuta come “ginocchio del saltatore”. Studi che hanno esaminato in maniera specifica la tendinopatia rotulea mostrano infatti come la prevalenza di questa patologia sia più alta nei pallavolisti.
Perché viene una tendinopatia rotulea?
In generale un infortunio avviene quando il carico è superiore alla tolleranza psicofisica. In sostanza se lo sforzo applicato è superiore alle proprie capacità, si instaurerà una condizione di sovraccarico che sarà il fattore determinante per l’insorgenza del dolore. Nel caso di una tendinopatia rotulea nello sportivo infatti, molto spesso il dolore si manifesta in seguito ad una bassa capacità strutturale in relazione all’attività sportiva svolta o ad un incremento dell’attività sport specifica (in termini di volume e frequenza di allenamento). Nel caso di soggetti non sportivi, è comune l’insorgenza di tale problematica in seguito ad un sovraccarico della muscolatura delle cosce.
Come riabilitare una tendinopatia rotulea?
Nel caso specifico, essendo il tendine una struttura “meccano-sensibile” cioè altamente responsiva al carico meccanico, sappiamo da recenti studi che riesce ad adattarsi agli stimoli che riceve (in maniera positiva o negativa) modificando le sue caratteristiche morfologiche e strutturali. Logica quindi è la conclusione che porta a escludere dal trattamento terapie passive e riposo prolungato, in quanto sappiamo che un intervento ad hoc necessita di sottoporre il tendine ad un carico corretto, dosando adeguatamente riposo e stimolo progressivo per lunghi periodi (almeno 12 sett) al fine di ridurre il dolore e migliorare le funzionalità.
Cosa ci dice la scienza?
Ad oggi sono stati confrontati vari trattamenti nell’intento di verificare quale tra questi sia il migliore.
In uno studio del 2009 confermato poi da un altro studio del 2013, alcuni autori hanno confrontato un gruppo che svolgeva solo esercizi eccentrici con un gruppo che svolgeva carichi elevati e lente ripetizioni in pazienti con tendinopatia rotulea per 12 settimane, trovando un più alto livello di evidenza in questi ultimi in quanto sono stati ottenuti risultati equivalenti in termini di miglioramento della funzionalità e dolore ma con un miglioramento della struttura tendinea solo nei soggetti che variavano gli esercizi (eccentrici, isometrici, concentrici) e con una più alta percentuale di soddisfazione ad un follow up a 6 mesi rispetto al solo training eccentrico. I migliori ricercatori in termini di tendinopatie hanno quindi proposto un protocollo riabilitativo nel 2015 basato su 4 step.
- È necessaria un’attenta modifica del carico in attività dove è richiesto un accumulo e rilascio di energia (parliamo quindi di attività come il salto e l’atterraggio, fattore aggravante in termini di dolore tendine rotuleo). Nel caso di atleti a metà stagione agonistica, il volume e la frequenza di queste attività dovrebbe essere ridotta consultandosi con il coach e lo staff.
- L’obiettivo è quello di gestire il dolore riducendolo, ma al contempo aumentare le capacità strutturali del paziente adottando un programma di esercizi personalizzato.
- La terza fase del protocollo riguarda la reintroduzione della pliometria (meglio nota come forza reattiva) in cui avviene un immagazzinamento e rilascio di energia a carico del tendine (che svolge la sua attività come una molla). L’obiettivo di questa fase quindi è quello di aumentare la tolleranza del tendine nello svolgimento di attività quali salti, atterraggi, cambi di direzione e corsa. Inoltre un’attenta analisi dell’atterraggio negli atleti è necessaria al fine di ridurre il rischio di sviluppare una recidiva, in quanto uno schema di movimento rigido è associato all’insorgenza di tale problematica.
- Superati gli step precedenti è possibile passare alla fase finale del protocollo e quindi al ritorno allo sport, non appena il paziente è in grado di tollerare tali attività repentine ed esplosive senza dolore. In fase riabilitativa è quindi fondamentale simulare gesti sport-specifici.
Gli autori raccomandano di essere sicuri che i deficit in termini di forza e potenza siano risolti. Test analitici con il dinamometro vanno non solo paragonati all’arto controlaterale ma bisogna basarsi su valori standard al fine di prevenire una riacutizzazione.
Quanto dura il percorso riabilitativo per il tendine rotuleo?
Non ci sono degli standard, ma è necessario un monitoraggio del paziente per un periodo di almeno 2 mesi. Il nostro obbiettivo quindi, non è solo quello di eliminare il dolore ma permettere al paziente un ritorno alle attività più o meno intense (a seconda delle sue esigenze) rese impossibili precedentemente in seguito all’ infortunio.
Molto spesso, infatti, il dolore è altalenante e se non viene impostato un programma riabilitativo adeguato ed efficiente, la recidiva sarà sempre dietro l’angolo. Se anche tu soffri di dolore al ginocchio, vuoi saperne di più o vuoi avere un secondo parere sulla tua problematica non esitare a contattarci.
FONTI BIBLIOGRAFICHE
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