Ci siamo spesso sentiti dire di star dritti, per avere una buona postura e non avere dolore. Spesso siamo stati noi stessi a pensarlo. Quello dello “stare dritti” è una frase che abbiamo sentito tantissime volte e che è radicalmente attaccata alla convinzione che il mal di schiena, il dolore al collo, siano connessi alla postura che utilizziamo per fare qualunque cosa, persino lo star fermi e rilassati o mentre dormiamo.
Nonostante l’assenza di evidenza scientifica che giustifichi tale connessione, assistiamo costantemente ad un progressivo aumento dell’uso di trattamenti e servizi atti a “correggere” la postura e prevenire il dolore. Fenomeno dilagante specialmente nell’industria del fitness, da cui provengono le maggiori informazioni errate, secondo cui dovremmo proteggere una ipotetica schiena debole o contrarre l’addome consapevolmente durante un qualsiasi movimento per renderla più stabile, oltre che correggere delle innocue asimmetrie. Persino come sarebbe meglio dormire. Neanche troppo raramente, purtroppo, questi stessi servizi sono offerti da personale sanitario.
Perché questa convinzione?
Già dalla fine del ‘700 gli stereotipi sulla postura e il dolore si facevano strada a macchia d’olio nella società, e nozioni come “scorretta” e “corretta” postura hanno preso un certo peso. Non si sa se sia stata più una questione di gradevolezza negli occhi di chi guarda il fare altrui o effettivamente per motivi di salute.
Quel che sappiamo per certo è che gli effetti di ciò li portiamo con noi ancora oggi, con credenze per le quali sedersi con la schiena flessa e sia causa di dolori lombari o dorsali o che una anteposizione del collo mentre siamo in piedi o seduti a fare qualunque cosa possa tramutarsi in dolori che ci porteremo con noi per tanto tempo. Come sappiamo, le convinzioni sono dure a morire e si autoalimentano nel tempo, specialmente se di contro non si hanno prove a determinare il contrario o se pur in presenza di queste non ci sia di pari passo una buona condivisione dell’informazione.
Queste convinzioni sono purtroppo radicate anche in ambito sanitario: non è per niente raro sentirsi dire di mantenere una “buona postura” per evitare il dolore e che se non lo facciamo avremo ripercussioni sulla nostra salute. E magari sentirci dire cosa dobbiamo fare se vogliamo “sistemare” la nostra postura. Tutto questo è dannoso e può essere chiamato terrorismo psicologico (in linguaggio scientifico medico questo fenomeno assume il nome di nocebo), che non fa altro che alimentare la nostra percezione di paura e di protezione verso il nostro corpo e alterare la nostra consapevolezza di ciò che può fare e non può fare, dandoci informazioni per le quali siamo portati a limitarci nei movimenti e a peggiorare nel tempo la nostra condizione, che così male probabilmente poi non era.
E oggi?
Se chi viveva nel ‘700 non aveva a disposizione né degli studi specifici che potessero che postura e dolore non sono correlati, noi oggi invece abbiamo tutte le armi a nostra disposizione per poter sfatare queste convinzioni e fermare questo fiume di informazioni errate che ci inonda quotidianamente.
A fronte di numerosi studi al riguardo possiamo affermare con tutta serenità che non esiste una postura più “corretta” di altre, né tantomeno una “scorretta” da evitare. Oltre questo, non essendo tutti uguali, esistono diverse varianti di conformazione delle curve spinali, e nessuna di esse è associata al dolore.
Il nostro corpo può adattarsi a molti più movimenti e posizioni di quanto non crediamo e non è così fragile come pensiamo, o come ci inducono a pensare. La postura “corretta” è solamente un concetto deciso arbitrariamente e un qualcosa di cui possiamo fare a meno.
Piuttosto, se proprio vogliamo essere pignoli, l’unica cosa che potremmo decidere di evitare sono le posture prolungate, in generale e qualunque essa sia.
Se vi chiedessi di mantenere la postura che qualcuno ritiene essere “corretta” per tutto il giorno senza poterla cambiare, probabilmente iniziereste ad avvertire fastidi, oltre a fare qualcosa di poco piacevole.
Cambiare spesso postura, anche se diverse tra loro, è l’unica cosa cui dovremmo dare più attenzione, per limitare il dolore.
Essendo tutti diversi tra noi, sia dal punto di vista strutturale/estetico che caratteriale, abbiamo anche una percezione dello spazio e del movimento differente. Motivo per cui la comodità di una postura varia tra gli individui, e addirittura esplorarne nuove potrebbe ridurre i fastidi. Inoltre, essa può essere indicativa dello stato d’animo di una persona e dei suoi pensieri, di un atteggiamento protettivo o di apertura verso gli altri.
In alcuni casi conclamati la postura può essere radicalmente modificata da una causa di natura più grande (dolore acuti o traumi) di cui essa è solo una conseguenza. Nella stragrande maggioranza dei casi invece si tratta di estremo allarmismo che ha poco a che fare con la realtà. Faremmo meglio a credere che il nostro corpo sia robusto, formato da strutture capaci di adattarsi e muoversi in sicurezza in una grande varietà di posizioni.
NOTE BIBLIOGRAFICHE
1. O’Sullivan PB et al. Is neck posture subgroup in late adolescence a risk factor for presistent neck pain in young adults? A prospective study. Physical therapy, 2021.
2. Owen PJ et al. No consensus on causality of spine postures or physical exposure and low back pain: a systematic review of systematic reviews. Journal of biomechanics, 2020.
3. O’Sullivan PB et al. “Sit up straight”: Time to re-evaluate. The Journal of orthopaedic and sports physical therapy, 2019.
4. Balagué F, Pellisé F Adolescent idiopathic scoliosis and back pain. Scoliosis and spinal disorders, 2016.