Riabilitazione Crociato Anteriore e ritorno allo sport: quali tempistiche?

Articolo a cura del Dott. Angelo Rosalia

La lesione del legamento crociato anteriore è tra gli infortuni più impattanti in ambito sportivo. Guardando agli atleti in generale sebbene l’81% ritorni allo sport entro 1 anno, soltanto il 55% ritorna alla competizione e di questi solo il 65% riesce a ritornare allo stesso livello.

Focalizzando l’attenzione sulla nostra nazione e al calcio Italiano, sport che gode della maggior parte dell’interesse mediatico, è sempre stato argomento di dibattito dopo tale infortunio l’effettivo tempo di recupero necessario per rientrare in campo e la correlazione con un più elevato rischio di infortunio.

Lo stesso dibattito si è riaperto recentemente riguardo il rientro in campo di Federico Chiesa, attaccante della Juventus rientrato a distanza di circa 10 mesi dall’infortunio al crociato anteriore con tempi considerati in ritardo rispetto allo “standard” dei 6 mesi post-chirurgia.

Sorge dunque spontanea la domanda “da dove provengano i fantomatici 6 mesi” e quali siano gli opportuni tempi di recupero in grado di garantire un buon compromesso fra performance, basso rischio infortuni e disponibilità del giocatore in squadra.

Sicuramente un fattore che assume importanza è la biologia e gli effettivi tempi di guarigione del nuovo legamento innestato, prelevato solitamente dal tendine patellare o dai tendini gracile-semitendinoso.

Se osserviamo i tempi necessari alla guarigione dell’innesto dopo chirurgia, possiamo osservare come sugli animali i tempi di maturazione si aggirino effettivamente intorno ai 6 mesi, ma tali dati non possono essere trasmessi direttamente al ginocchio umano.

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Riguardo l’uomo, guardando alle poche revisioni disponibili, non si riesce a trovare un consenso riguardo le diverse fasi del processo di “Ligamentization” così come in termini di tempi di passaggio da una fase all’altra, con la maggior parte degli studi che inseriscono la fase di maturazione del neo-legamento prima dei 9-12 mesi.

Inoltre altra insidia da considerare è il rischio di rilesione: in seguito a infortunio al crociato anteriore sembra che il rischio di incorrere in una seconda rottura sia 6 volte più alto rispetto ad un soggetto sano, con un rischio raddoppiato sull’arto sano rispetto all’arto operato, e con il 30% delle rilesioni che avvengono nei primi due anni. E non solo si alza il rischio di rilesione al crociato anteriore, ma anche il rischio di patologie da overuse/sovraccarico al ginocchio (lesioni condrali, tendinopatie, ecc).

In uno studio pubblicato nel 2016 sul BJSM dalla collega norvegese Grindem, gli autori hanno monitorato per 2 anni 106 atleti dopo ricostruzione del crociato che partecipavano a Sport di pivoting (sport caratterizzati da rapidi cambi di direzione quali calcio, basket, football, rugby ecc.). Tra i vari risultati emersi dallo studio, si osserva come il tasso di re-infortunio si riducesse del 51% per ogni mese in cui si ritardava il Return to Sport fino a 9 mesi dopo la chirurgia, suggerendo come il tempo giocasse un ruolo fondamentale in termini di rischio di infortunio, particolarmente nei primi mesi dopo la chirurgia.

Resta comunque il dilemma se tale abbassamento del tasso di reinfortuni sia dovuto a maggiori tempi di recupero crociato anteriore, guarigione biologica del legamento, ad un maggior tempo per completare la riabilitazione crociato anteriore e preparare l’atleta, o ad entrambi.

Se guardiamo al tempo medio di Return to Play nel calcio d’élite in Europa, notiamo come il 90% rientra tra i 10 e i 12 mesi dall’infortunio, mentre solo una bassa percentuale (24%) rientra a 6 mesi.

Tornando all’infortunio al crociato di Federico Chiesa, possiamo notare quindi come il giocatore della Juventus rientri nei tempi medi di ritorno al gioco e non possa essere considerato in ritardo rispetto allo standard.

Concludendo, ciò che emerge chiaramente è che i noti 6 mesi sembrano un tempo di rientro troppo avventato e debbano essere chiaramente riconsiderati.

Piuttosto che mettere in primo piano la distanza dall’intervento chirurgico dopo lesione al crociato, a dover essere di primaria considerazione dovrebbe essere piuttosto lo status funzionale, valutato mediante precisi test e misure di performance atletica del giocatore, in quanto oggi ancor di più sappiamo come queste oltre a correlare con un miglior rendimento atletico, correlano con un restringimento della finestra di infortunio del giocatore stesso.

Al fine di raggiungere tale obiettivo un protocollo lca costruito ad hoc sul singolo paziente diventa quindi fondamentale, in quanto ogni atleta è diverso da un altro, ogni sport ha delle richieste diverse rispetto ad un altro sport, e ogni infortunio al crociato è un viaggio a sé stante.

Se hai effettuato un intervento al legamento crociato anteriore e vuoi un parere sulla funzionalità o sui tempi di recupero non esitare a contattarci!

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